14/01/07

LIALA -La più grande scrittrice italiana di romanzi rosa

Amalia Liana Negretti nacque vicino Como il 31 marzo 1897. La famiglia era molto benestante: solida borghesia lombarda, vantava un ramo Odescalchi tra gli avi. Amalia visse secondo i canoni dell'epoca, scuole, liceo classico, poi, naturalmente, un buon matrimonio. Sposò, infatti, il marchese Pompeo Cambiasi, ufficiale della Regia Marina, di parecchi anni più anziano di lei. Il momento cruciale, nella vita della giovane donna, esplose quando conobbe il marchese Vittorio Centurione Scotto, pilota d'idrovolanti( sotto nella foto). Per i due è il classico colpo di fulmine. Per lui, Amalia medita di divorziare dal marito, cosa impensabile per l'epoca! Ma, intorno ai due innamorati, le cose non erano per niente facili, prima di tutto la feroce opposizione della famiglia del pilota, che vedeva in lei una scriteriata dalla moralità assai discutibile, quindi non certo adatta al loro figlio, per giunta divorziata, inammissibile! La famiglia Negretti non era da meno: vergognandosi profondamente per il ridicolo di cui li aveva coperti la giovane, compativano lo sfortunato Pompeo, marito abbandonato, che, dal canto suo, era quello che aveva reagito con più signorilità all'abbandono della moglie. Tuttavia sia Amalia che Vittorio sembravano decisissimi a fregarsene di quello che dice la gente ed a vivere la loro vita ed il loro amore.

Ma, come tutti in sogni, la realtà fu un atroce risveglio: nel 1926, durante un allenamento per partecipare alla Coppa Schneider, l'ufficiale precipita con il suo velivolo e muore sul colpo.

Per Amalia il dolore fu tanto forte che si ammalò, per lunghi mesi fu incapace di reagire nonostante le premure del marito che non aveva mai smesso d'amarla. Per riuscire a superare il terribile ricordo, inizia a scrivere. Nel 1931 termina il primo romanzo, intitolato "Signorsì": il libro entusiasmò l'editore Mondadori tanto che presentò la neo scrittrice al grande D'Annunzio. Il Vate rimase colpito dalla profonda conoscenza che la giovane donna aveva di motori e di aerei, l'incoraggiò a continuare a scrivere definendola "…compagna di volo e di insolenze…" e le regalò un'ala con la scritta " A Liala". Da quel momento in poi Liala fu il suo nome d'arte. Da allora iniziò la sua ascesa di successo e popolarità, scrisse circa una novantina di titoli, tra romanzi di grande successo come "Frammenti d'arcobaleno", novelle e racconti; impareggiabile romanzo fu quello, autobiografico, "Ombre di fiori sul mio cammino" in cui racconta la sua vita, un poco romanzata, dall'adolescenza alla morte del suo grande Amore. I suoi migliori romanzi, nel 1984 sono stati riuniti in "Lo scrigno di Liala".
Dopo l'exploit giovanile, Liala ha sempre vissuto in maniera discreta, nella sua villa di Carate Lario chiamata "La Cucciola", e in seguito ricongiungimento con il marito ha avuto due figlie, Serenella e Primavera. Raccontò lei stessa che, specie negli ultimi anni, aveva l'esigenza della tranquillità, trascorreva le giornate scrivendo i suoi deliziosi romanzi, ascoltando musica classica con il ricordo di memorabili serate trascorse alla Scala.
La "Regina del romanzo rosa italiano" morì alcuni anni or sono, il 15 aprile 1995, assistita dai familiari più stretti, all'età di novantotto anni.
Se, da un lato, Liala ha ricevuto le lodi di D'Annunzio e l'ammirazione di Trilussa e di Ojetti, dall'altro sono stati numerosi i critici togati che si sono sentiti in dovere di ostentare disprezzo per la scrittrice comasca: semplice invidia per l'enorme quantità di copie, ancora oggi, vendute? LialaAnche molte scrittrici italiane del dopoguerra si sono mostrate ancora più feroci: hanno definito i suoi romanzi "caramelle zuccherose", "favolette moderne senza nerbo", "una pseudo - scrittrice antifemminista", perfino Camilla Cederna si è scagliata contro quella "paraletteratura per manicure"! Antifemminista Liala? Come si può definire antifemminista una donna che, nel rigore morale degli anni venti, stava per affrontare l'enorme scandalo di un divorzio per seguire l'uomo amato? Entrambi sapevano cosa avrebbero trovato sul loro cammino: ostacoli dalle famiglie, ostracismo dalla società e, per il pilota, guai seri con l'Aeronautica che, a quei tempi, aveva il diritto di controllare la vita privata dei suoi ufficiali. Femminista una donna che guidava l'automobile da sola senza l'autista? Che fumava tranquillamente e che fu una della prime donne in Italia a tagliare le lunghe chiome rosse per adottare la moda dei capelli corti e ad indossare i pantaloni? Ma via, forse queste scrittrici e giornaliste non hanno fatto il piccolo sforzo di mettersi nelle vesti altrui: ciò che negli anni Cinquanta o Sessanta sembrava logico e giusto avere o ciò che era un diritto ottenere, prima della guerra era impensabile. In trent'anni l'Italia cambiò moltissimo, la società s'evolse lentamente, non senza fatica: se le donne faticavano tanto a conquistare i loro diritti, non pensavano che venti, trenta anni prima le cose erano ancora più difficili? Pensavano che le loro madri e le loro nonne, sia pure abituate a servire un'altra mentalità, non covassero pensieri di rivolta o che non soffrissero per le ingiustizie che molte donne, forse anche loro stesse, subivano? La società italiana, durante l'epoca fascista, poteva accettare una manifestazione in piazza di donne scalmanate (anche giustamente, per carità, non lo metto in dubbio)?
Certo bisogna anche ammettere che alcune situazioni o scene dei romanzi di Liala, se letti con la mentalità moderna del ventunesimo secolo ci fanno un po’ ridere, ma non se li prendiamo per quello che sono: spaccati di vita di un'epoca ormai scomparsa, conditi con una dose di fantasia, di sogno, ingredienti che trasformano una vicenda "normale" in romanzo. ( articolo di Roberta Gallina dal sito Arcobaleno)

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